giovedì 18 agosto 2011

Detersivi Ecologici Fai Da Te

.... e i rimedi della nonna per le pulizie di casa ;-)


DETERSIVO PER PIATTI FATTO IN CASA
Taglia 3 limoni a rondelle e toglici i semini; frullali con 200gr di sale e un po’ d’acqua. Metti la poltiglia in una pentola, aggiungi 100ml di aceto bianco e poco meno di 400ml d’acqua e fai bollire 10 minuti (attenta a che non si attacchi). Una volta freddo mettere il preparato in vasetti di vetro. Se ne usano 2 cucchiai per la lavastoviglie e a piacere per i piatti a mano. Se i piatti a mano sono unti aggiungi del detersivo (ecologico, mi raccomando).
Questo preparato è anche un ottimo anticalcare.
In genere l’acqua scolata della pasta o del riso è ottima perché contiene amido, utile a ridurre le quantità di detersivo per piatti. Meglio lavare i piatti subito dopo aver mangiato, quando l’acqua è ancora calda (così risparmi anche energia). Si può fare anche uso del bicarbonato sciolto in acqua calda, e del limone come sgrassante.
BUCATO A MANO E IN LAVATRICE
Fai sciogliere il sapone di Marsiglia in acqua calda, 50gr per 5 litri di acqua se il bucato è a mano, altrimenti 80 gr per 5kg di bucato in lavatrice (va bene anche direttamente nel cestello). Attenzione: il sapone di Marsiglia deve essere al 100% vegetale. Va bene anche con i delicati.
AMMORBIDENTE
Al momento dell’ultimo risciacquo aggiungi un bicchiere aceto bianco nella vaschetta del detersivo. Oppure una manciata di sale da cucina sciolto in un bicchiere di acqua tiepida, anche direttamente nel cestello.
DETERGENTE UNIVERSALE FAI DA TE
Ricicla una bottiglia a spruzzo da 1/2 litro tipo Glassex e versaci 100ml di alcool etilico (alcool denaturato), 30 gocce di olio essenziale di tuo gusto (si scioglie nell’alcool), e l’acqua distillata fino a riempire la bottiglietta.
Per farne un anticalcare puoi aggiungere al preparato 2 – 3% di acido citrico. Lo usi per lavandini e sanitari, ma attenzione a non usarlo su vetri e superfici delicate.
ANTICALCARE PER LAVATRICE
20 – 25% di acido citrico e acqua distillata in un contenitore da un litro fanno da decalcificatore d’acqua, cioè da anticalcare, nonché da ammorbidente per la lavatrice (eliminando il calcare, il bucato si ammorbidisce). Usarne 50ml per la lavatrice.
SBIANCANTE
Immergi i capi di cotone nell’acqua in cui sono state bollite alcune fette di limone, oppure aggiungi un limone senza semi tagliato a metà nel cestello della lavatrice. Per un maggiore risultato ricorri al percarbonato, che è composto in massima parte da pietra calcarea e sale.
SOSTITUTO ECOLOGICO DELLA SODA CAUSTICAPrevenire è sempre meglio che curare: evitare quindi di intasare i tubi di scarico con un’attenta manutenzione. Lì dove lo sturalavandini non bastasse, versa 4 cucchiai di sale grosso direttamente nel tubo, seguiti da 4 cucchiai di bicarbonato e una pentola di acqua bollente (4-5 litri). In alternativa sciogli 50 gr di bicarbonato in mezza tazza d’aceto.

FONTE: Tante piccole ricette trovate qua e là su internet.
Ne conoscete altre?

sabato 13 agosto 2011

Come affrontare la dislessia nei bambini.


La dislessia dei bambini non è una malattia ma il sintomo di un diverso funzionamento del cervello: oggi sappiamo come combatterla al meglio
La dislessia dei bambini non c'entra con l'intelligenza
La dislessia è un disturbo dell'apprendimento: la sua principale manifestazione consiste in una  difficoltà a leggere ad alta voce in modo rapido e corretto. Ciò non ha nulla a che vedere con l'intelligenza o l'istruzione, ma deriva da un differente funzionamento di alcune zone del cervello. Per questo è importante la diagnosi precoce di uno specialista: la pedagogia contemporanea è in grado oggi di fornire ai bambiniaffetti da dislessia gli strumenti giusti per apprendere quanto gli altri bambini.
Caratteristiche della dislessia  
Chi soffre di dislessia presenta sintomi tipici, anche se non necessariamente presenti tutti assieme. Vediamo i più frequenti.
- Non riesce a discriminare lettere simili; confonde la m con la n; la c con la e; la f con la t.
- È in difficoltà nel distinguere lettere uguali o simili, ma diversamente orientati. Ad esempio, confonde la "p" e la "b"; la "d" e la "q";
- Fatica a distinguere lettere con un suono simile (F e V, T e D, P e B, C e G...)
- Chi soffre di dislessia omette la lettura di parti della parola, sia singole lettere che sillabe; ad esempio può leggere "giuta " anziché "giunta", ma anche "talo" al posto di "tavolo". In alcuni casi vengono invertite le lettere: così "rotola" diventa "rolota".
    Quando si riconosce la dislessia nei bambini
    Come altri disturbi spedifici di apprendimento, la dislessia può  essere diagnosticata con certezza intorno alla seconda elementare, ma già prima ci possono essere alcuni campanelli di allarme che possono insinuare un dubbio. La diagnosi viene fatta attraverso dei test da specialisti quali lo psicologo o il neuropsichiatra infantile. Il trattamento se necessario sarà eseguito da una logopedista.
    Le prime cose da non fare con i bambini che soffrono di dislessia (per i genitori ma soprattutto per gli insegnanti)
    - Far leggere i bambini a voce alta;
    - correggere tutti gli errori nei testi scritti;
    - dare liste di parole da imparare;
    - farli copiare dalla lavagna;
    - farli ricopiare il lavoro già svolto, perché scorretto o disordinato;
    - paragonarli ad altri.
    La scuola non è più "nemica" dei bambini affetti da dislessia
    Oggi i bambini colpiti da dislessia con il giusto sostegno, concludono senza problemi l'iter scolastico, fino ai livelli più alti dell'università. Esistono molti strumenti a disposizione degli insegnanti per aiutare ibambini affetti da dislessia durante il percorso scolastico, compresi i momenti di valutazione finale come gli esami. Il programma tradizionale viene sostituito con un programma ad hoc che aggira le difficoltà a leggere e a scrivere. I bambini affetti da dislessia possono essere dispensati da attività come la lettura a voce alta, la scrittura veloce sotto dettatura o lo studio mnemonico di tabelline e coniugazioni verbali. Queste sono sostituite con interrogazioni programmate, compiti a casa in misura ridotta, possibilità di usare testi più brevi non per contenuto, ma per quantità di pagine.
    I primi passi da compiere per affrontare la dislessia dei bambini
    Quando sappiamo con certezza che nostro figlio è affetto da dislessia, non abbattiamoci; per aiutarlo al meglio cominciamo da questi piccoli suggerimenti.
    Dire la verità
    Spiegare ai bambini, con parole semplici, di quale disturbo soffrono è il primo passo per non averne più paura. Serve a rassicurarli che stiamo facendo molto per affrontare la situazione e superarla.
    Leggere le storie a voce alta
    La dislessia è un disturbo che coinvolge la capacità di lettura; quindi la prima cura può essere imparare ad amare la lettura, leggendo a voci alterne con mamma o papà. Non solo testi scolastici, ma soprattutto fiabe e racconti. Anche leggere silenziosamente, nella mente, aiuterà i bambini affetti da dislessia ad arricchire il vocabolario.
    Stimolare la loro curiosità
    Creiamo un buon dialogo che includa sempre le risposte dei bambini: chi soffre di dislessia ha molta paura di sbagliare. Abituiamoli a esprimere un parere su ciò che succede nel mondo intorno a noi.
    Proporre giochi di gruppo
    Giochiamo con i bambini affetti da dislessia è quanto mai utile: perfetti gli scacchi, Monopoli, Memory, i giochi di carte, Shanghai. Sono utili per stimolare col gioco la concentrazione e l'apprendimento, rinforzare la memoria, esercitare la manualità.
    Un  aiuto tecnologico (tratto da www.aiditalia.org, l'Associazione Italiana Dislessia)
    L'uso di programmi software specifici permette al dislessico di affrontare più serenamente le richieste scolastiche e di riabilitare, divertendosi, le competenze deficitarie. Sul mercato si possono trovare molti programmi atti ad automatizzare il processo di lettura per quanto riguarda le abilità strumentali (correttezza e rapidità) oppure programmi che permettono di migliorare la comprensione dei testi.
    FONTE

    domenica 7 agosto 2011

    Come tagliare le unghie ai neonati.

    Le unghie di mani e piedi necessitano di essere tagliati anche nei bambini piccoli. Quando le unghie sono troppo lunghe, infatti, c’è il rischio che il bambino possa farsi male, graffiandosi inavvertitamente da solo. Le unghie dei bambini piccoli, inoltre, sono molto fragili e se tagliate con regolarità tendono a rafforzarsi e a diventare più resistenti. Fare la manicure o la pedicure ad un bambino piccolo, però, non è un’operazione facile. I neonati, infatti, si muovono spesso, non capiscono se gli si dice di stare fermi e non resistono troppo a lungo immobili. È importante, quindi, che i genitori, soprattutto se alla prima esperienza, si muniscano, oltre che dell’occorrente necessario, di tanta pazienza!



    Prima di iniziare il taglio delle unghie è necessario mettere a portata di mano tutto l’occorrente utile all’operazione per non doversi spostare o alzare durante la manicure. È preferibile scegliere una forbice dalla punta arrotondata per evitare di far male al bambino o di pungerlo con le punte durante il taglio delle unghie.
    In commercio si trovano anche dei piccoli tagliaunghie specifici per bambini, più semplici da usare e meno pericolosi per il neonato. Sia le forbici dalla punta arrotondata che i tagliaunghie possono essere acquistati nelle farmacia o nei negozi per la prima infanzia. È consigliabile scegliere per manicure pedicure un momento della giornata in cui il bambino è calmo e rilassato come dopo il bagnetto o il cambio del pannolino. Prendere in braccio il bambino e farlo sedere su un supporto o sulle ginocchia con la schiena appoggiata alla pancia della mamma. Per una maggiore sicurezza si possono far passare le braccia sotto quelle del bambino. A questo punto afferrare la manina o il piedino del bambino tra pollice ed indice e procedere con il taglio delle unghie. È consigliabile tagliare le unghie seguendo il profilo delle dita e dandovi una forma squadrata piuttosto che arrotondata. In questo modo si evita la formazione di punto o spigoli che possono far male al bambino e si riduce il rischio diunghia incarnita. Tagliando le unghie troppo corte e dalla forma rotonda, infatti,  si corre il rischio che, crescendo, le unghie penetrino all’interno della carne. Se si ha paura di far male al bambino, si può scegliere di praticare la manicure o la pedicurequando il bimbo dorme.
    Dopo aver tagliato le unghie, si può scegliere di applicare  sulle mani e sui piedi del bambino dell’olio o della crema idratanti  per nutrire la pelle e rilassare il piccolo.




    giovedì 4 agosto 2011

    In vacanza al mare con i bambini?

    I bambini beneficiano sicuramente dei periodi di vacanza, si adattano bene all'ambiente sopratutto se il posto è confacente alle loro abitudini e alle loro esigenze, se il viaggio non è troppo disagevole (i lunghi viaggi in autostrada devono essere interrotti ogni tanto con soste per il mangiare, "sgranchirsi" le gambe, per bere e se fa troppo caldo per stare un pò all'ombra). Mare e montagna sono ugualmente benefici se si evitano i luoghi troppo affollati e troppo inquinati dallo scarico dei gas di troppe automobili.


    Ecco allora una serie di buoni consigli per rendere la vacanza al mare gradita e senza problemi:

    •evitare l'esposizione al sole nelle ore più calde in cui l'irradiazione solare è più forte (dalle 11 alle 16)

    •fare il "pisolino" pomeridiano perchè l'aria di mare è sì benefica, ma può essere "stancante" in spiaggia

    •utilizzare un copricapo e una maglietta nelle ore calde

    •bere acqua per evitare disidratazione (non fredda di frigorifero)

    •immergersi con gioia nell'acqua di mare, a distanza di 3 ore dai pasti, se il mare non è inquinato (informarsi!)

    •la sabbia chiara e la superficie dell'acqua riflettono la luce solare, l'ombrellone protegge dall'irradiazione per il 50% ma non ha azione sulla radiazione ultravioletta riflessa dalla sabbia

    •non esporsi al sole dopo aver mangiato

    •i bambini devono usare filtri solari ad alto Fattore di protezione (15 - 18 nei primi giorni, riducendo a 6 quando l'abbronzatura è compatta, si è formata cioè la melanina che è la protezione naturale della pelle)

    •non esporsi al sole dopo aver applicato sulla pelle creme con sostanze fotosensibilizzanti, profumi o farmaci

    •le creme solari devono essere resistenti all'acqua, non untuose, vanno riapplicate spesso, non devono contenere alcool, profumi e derivati del PABA (acido paraaminobenzoico)

    •se la crema solare acquistata provoca irritazione, cambiarla subito


    •evitare olii abbronzanti: cocco, mandorla, oliva, bergamotto, ecc.

    •proteggere le pelli con molti nei, capillari, angiomi

    •nei bambini prima dei 6 mesi l'esposizione al sole va evitata perchè non hanno ancora completato la formazione della melanina che è il meccanismo di difesa

    •durante le giornate nuvolose i raggi UVB, che sono i più pericolosi, attraversano ugualmente lo strato di nubi, ma non si produce sensazione di calore perchè mancano gli infrarossi, per cui ci si può ustionare ugualmente

    •adottare un abbigliamento libero, non costrittivo, di fibre naturali (come il cotone) che lasciano traspirare ed evaporare il sudore

    •l'alimentazione deve essere leggera, ricca di cibi "idratanti" e vitaminici come la verdura e la frutta, non esagerare con "merendine" confezionate, gelati, succhi di frutta, bibite gasate, cibi salati e fritti (patatine,fonzies ecc.)

    FONTE
     
     
     
    Tutti gli anni lo leggiamo nelle varie riviste, in internet e lo sentiamo anche in TV. Ma una ripassatina non può sicuramente far male ;-)
     
    BUON AGOSTO!
    Rachele
     

    mercoledì 3 agosto 2011

    Metodo EC: un’altra alternativa ecologica ai pannolini tradizionali

    C’è un altro metodo che possiamo definire ecologico rispetto all’uso, o meglio al non uso dei pannolini: è il metodo EC che sta per Elimination Comunication.
    Si tratta di un metodo di educazione precoce al vasino e tra le sue conseguenze più dirette c’è proprio il fatto che utilizzando prestissimo il vasino non si usano pannolini (o se ne usano pochissimi) con ricadute positive sul nostro ambiente.
    Di questo metodo non parla quasi nessuno per vari motivi, non ultimo il fatto che non c’è nulla da vendere. Un altro motivo è rappresentato dal fatto che si tratta indubbiamente di una scelta famigliare forte, che necessita di impegno, pazienza e una grande dedizione.
    Educare al vasino precocemente significa avere il coraggio di mettersi al fianco del proprio bimbo e permettergli di essere “attivo” in questa esperienza, accettare tanti piccoli fallimenti, accettare di sporcare casa e vestiario, etc.
    La grande domanda è: perchè mai dovrei fare a meno di utilizzare il pannolino? Che c’è di sbagliato? E poi, come si fa?
    Se allarghiamo un po’ lo sguardo ad altri paesi e continenti ci accorgiamo che la cultura occidentale è l’unica che ha messo completamente a tacere il linguaggio del corpo del neonato che dice alla mamma che deve evacuare: comportamenti come il pianto e abitudini come gli orari possono aiutare la madre (e il padre) a capire quali sono i segnali giusti e imparare ad interpretarli. Pensate alle mamme africane con i bimbi in fascia: usano il pannolino? Assolutamente no!
    La nostra cultura invece ci ha abituati a lasciare il piccolo con un “coso” addosso a urinare e defecare passivamente. Per noi è naturale perchè ci siamo cresciuti, ma non è sempre stato così.
    Io non ho usato questo metodo, non ho la pazienza sufficiente, quindi non sono un’esperta. Già i lavabili per me sono stati un impegno anche se li ho trovati un’ottima soluzione. Quando  però ho scoperto che esiste l’EC mi sono un po’ informata, proprio pensando all’aspetto di grande opportunità comunicativa che questo metodo riserva alla coppia mamma bambino e ad una scelta ecologica di grandissimo valore.
    Gli effetti negativi sull’ambiente prodotti dall’utilizzo dei pannolini a tempo pieno non possono essere negati, e nemmeno la qualità della comunicazione, del legame e dell’intimità che può arrivare a realizzare il metodo di educazione precoce al vasino.
    L’idea di fondo è quella per cui i neonati sarebbero molto più ricettivi di quello che possiamo pensare e che quindi possano diventare “consapevoli delle proprie funzioni corporee e imparare a rispondervi fin dai primi mesi di vita”. Niente di più lontano dall’immagine del neonato che non sa far nulla così come ci viene proposta da sempre.
    Il libro Senza Pannolino di Laurie Boucke illustra il metodo con tutta una serie di esperienze dirette e testimonianze e risponde a tutte le possibili (infinite!!) domande che un genitore può farsi.
    Non va dimenticato che si tratta di un metodo che richiede un notevole impegno e molto tempo a disposizione.
    Però vorrei lanciare una proposta a tutti quei genitori che hanno bimbi vicini allo svezzamento da pannolino classico (cioè tra i 2 e 3 anni).
    Visto che siamo vicini al caldo, consideriamo che esiste un metodo come l’EC. E consideriamo la possibilità di investire un po’ di energie nel cogliere questi famosi segnali in bimbi più grandicelli. Quando Cecilia aveva poco più di 12 mesi avevo tentato di farlo e nei mesi estivi in casa la tenevo senza pannolino: faceva davvero caldo e mi faceva pena vederla con il pannolino addosso! E’ stato sufficiente passare il mocio qualche volta in più, non si è svezzata del tutto, ma ha imparato a sedersi sul vasino e ad avere un po’ di consapevolezza in più. Non abbiamo realizzato l’EC ma abbiamo risparmiato un sacco di pannolini, lei stava sicuramente meglio, ha vissuto serenamente la cosa perchè noi eravamo sereni e non stressati da qualche goccia di pipì da pulire.
    Che ne pensate? vi sembra un’idea inconcepibile? O avete già provato a utilizzare questo metodo o a ridurre i pannolini?
    Qualche sito per saperne di più:

    Che dire di questi genitori: semplicemente fantastici! Li ammiro tantissimo! Ho sempre pensato che i bebè sono fantastici e nascono praticamente perfetti e puri pronti per essere "modellati" come la creta da noi genitori. Quindi sia l'utilizzo dei lavabili o questo metodo, o il ciuccio, o tante altre cose a cui si legano.... lo fanno perchè siamo noi genitori che glielo insegniamo.
    Ok... io non sono mai stata una "donna normale" quindi credo di essere "poco normale" anche come mamma! Emma ha sempre mangiato e dormito; niente ciuccio o dito in bocca.... Molti mi ripetono che sono stata fortunata.... ma forse un pochino il merito è anche mio.... non solo della fortuna!
    Quindi, genitori che praticate l'EC siete semplicemente fantastici! Continuate così ;-)
    Rachele